L’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid-19 tuttora in corso ha acuito una serie di criticità già presenti nel nostro sistema sanitario, rendendo evidente l’urgenza di intervenire nel miglioramento di diversi processi così come la necessità di introdurre nuovi modelli di presa in carico del paziente a livello territoriale, in particolare per la gestione dei pazienti cronici e fragili.
Il tema è ovviamente di grande interesse e sta suscitando numerosi dibattiti. Oltre a Governo e Parlamento, numerosi soggetti se ne stanno occupando a vario titolo: associazioni di categoria, ordini professionali, ASL, sindacati, organizzazioni di pazienti, rappresentanze di poliambulatori e case di cura, produttori di software gestionali sanitari, giornalisti, ecc.
La dodicesima commissione permanente del Senato (Igiene e Sanità) ha indetto una serie di audizioni mirate proprio al “Potenziamento e riqualificazione della medicina territoriale nell’epoca post Covid19” e la medicina del territorio è inserita in maniera tutt’altro che marginale nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
La sesta missione del PNRR: la Salute
Degli obiettivi strategici di lungo termine cui corrispondono altrettante aree di intervento, il così detto Recovery Plan pone particolare attenzione alla riorganizzazione della Sanità. Anche se non tutte le sei missioni sono direttamente riconducibili alla “salute”, questo insieme di progetti, nella loro visione omogenea, tracciano comunque una strategia univoca per il rilancio economico e sociale che passa attraverso sei missioni: dall’innovazione del sistema produttivo attraverso la digitalizzazione (prima missione) alla transizione ecologica (seconda), dalla mobilità sostenibile (terza) all’istruzione e la ricerca (quarta), fino all’equità sociale, di genere e territoriale (quinta missione).
Sesta e ultima la Salute che è, a sua volta, focalizzata su due obiettivi: azioni finalizzate all’innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale; il rafforzamento della prevenzione e dell’assistenza sul territorio, con l’integrazione tra reti di prossimità e strutture intermedie, anche attraverso lo sviluppo della telemedicina.
Quanto vale la “missione salute” del PNRR
Le risorse complessivamente destinate alla salute ammontano a 15,63 miliardi di euro, pari a poco più dell’8 per cento delle risorse totali del Piano (191,5 miliardi di euro). In particolare sono previsti per la componente di innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale 8,63 miliardi di euro, mentre 7 miliardi sono previsti per le reti di prossimità, le strutture e la telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale.
Per la seconda componente, che prevede anche un investimento delle cronicità e delle cure a domicilio nel tentativo di superare le attuali carenze del sistema delle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa), sono previsti 4 miliardi per l’assistenza domiciliare, 2 miliardi per le Case della comunità e 1 miliardo per lo sviluppo delle cosiddette “cure intermedie”.
In sintesi questi investimenti, che avranno il 2026 come orizzonte temporale, dovrebbero contribuire a risolvere una serie di criticità del nostro sistema sanitario quali:
• Significative disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, in particolare in termini di prevenzione e assistenza sul territorio;
• Inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali (rendendo dispersiva la risposta a bisogni sanitari complessi o la diffusione dell’assistenza domiciliare ai malati cronici che in Italia è al 4%, sotto la media OCSE del 6%);
• Tempi di attesa elevati per l’erogazione di alcune prestazioni;
• Scarsa capacità di conseguire sinergie nella definizione delle strategie di risposta ai rischi ambientali, climatici e sanitari.
A queste principali problematiche individuate dal PNRR c’è poi da aggiungere la questione dei limitati investimenti nel reclutamento del personale, nella gestione e, soprattutto, nella formazione del personale nell’impiego di macchinari diagnostici complessi o nell’uso delle risorse offerte dalla medicina digitale, nonché la carente e disomogenea digitalizzazione nel territorio nazionale.
Certamente le strutture sanitarie che hanno già impostato la propria organizzazione attorno all’uso di un buon software gestionale sanitario saranno avvantaggiate nella gestione di questa transizione.
Medicina territoriale e di prossimità
L’emergenza pandemica ha messo a nudo le criticità del SSN nel fornire servizi adeguati sul territorio, in particolare quelli dedicati ai pazienti anziani che, non solo sono in aumento a causa del processo di invecchiamento della popolazione, ma in circa il 40% dei casi, sono afflitti da patologie croniche.
Gli investimenti del PNRR saranno dunque orientati a potenziare servizi sanitari di prossimità, strutture e standard per l’assistenza sul territorio, anche nelle stesse abitazioni dei pazienti (per esempio tramite la telemedicina), limitando il trattamento ospedaliero solo quando realmente necessario.
Gli strumenti individuati sono le cure a domicilio (home care) con lo sviluppo della telemedicina, le case di comunità e gli Ospedali di comunità. Lo sviluppo di questa nuova strategia sanitaria dovrà necessariamente passare attraverso un miglioramento della diagnostica, sia in termini di strumentazione e sia di utilizzo, la formazione e l’aggiornamento del personale e il puntuale coordinamento tra le diverse strutture di cura.
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